Gela è la città più popolosa della provincia di Caltanissetta. La puoi osservare da due prospettive diametralmente opposte e radicalmente diverse. Vista da nord, dalla sua grande ed estesa piana, abusiva, con un enorme agglomerato di mattoni di tufo. Da sud, la visuale, indubbiamente più attraente, è quella del navigante, dal ponte più alto di una barca. Dal mare Gela si erge, una compatta e ridente collina, un tempo superba e potente, delimitata a est dall’industria e dal suo porto, e ad ovest dall’ordinato quartiere dell’Eni e dal parco archeologico con i suoi lidi lambiti da acque cristalline. Gela, terra di grandi contraddizioni e sostanziali diversità. Un invidiabile mare e una finissima sabbia dorata non bastano. Eppure Gela con le sue enormi ricchezze naturali e culturali soffre fortemente la grave crisi occupazionale ed economica a seguito della dismissione del petrolchimico, complesso industriale di raffinazione, di Eni. La realizzazione di questo enorme impianto industriale, ha rappresentato un grandissimo stravolgimento e impatto di tipo ambientale, paesaggistico, economico e socio-culturale per la realtà locale. Sino ai primi anni sessanta Gela era una realtà prettamente agricola, parzialmente, dedita alle attività di pastorizia e di pesca.
Ma la presenza del petrolio sul territorio gelese e l’impegno di ENI firmato da Enrico Mattei spostarono tale economia di tipo rurale a un’economia prettamente industriale. Furono anni di grande benessere economico che trasformarono per sempre e irrimediabilmente il volto di una ridente cittadina. L’immediata ricchezza, difatti, produsse uno spropositato aumento della demografia e dell’espansione urbanistica della città ed ebbe come diretta conseguenza una febbrile corsa all’edificazione selvaggia e abusiva. Nondimeno una speculazione edilizia incurante di leggi, norme di sicurezza e igiene, e di bellezza paesaggistica.
Oggi Gela deve fare i conti con una grave crisi economica, con i danni procurati dall’inquinamento sulla salute dei cittadini e con lo spopolamento della città.
In un simile contesto, è evidente come occorra innanzitutto recuperare la naturale vocazione turistica della città, attraverso la valorizzazione del suo consistente e variegato patrimonio archeologico e paesaggistico.
In tale prospettiva, l’IIS “Sturzo” è chiamato a svolgere, in virtù dei suoi specifici indirizzi di studio, un ruolo di preminente importanza, attraverso la formazione dei giovani sulle tematiche specifiche dell’accoglienza turistica, dell’ospitalità alberghiera e della gestione economica delle imprese.
Il turismo, infatti, rappresenta e ricopre un ruolo strategico all’interno del sistema economico regionale e nazionale, essendo uno dei pochissimi settori in grado di fornire nuove opportunità occupazionali a fronte delle molteplici e complesse problematiche generalmente presenti nel mondo del lavoro.